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Enrico Fink è di ritorno dalla sua terza tournée canadese, e da una lunga stagione teatrale in cui ha diretto l’Orchestra Multietnica di Arezzo su sue composizioni originali per il nuovo spettacolo scritto da Stefano Massini e interpretato da Ottavia Piccolo. Nella sua recente quinta tournée americana ha presentato a New York e in Canada, insieme al trombettista Frank London (dei Klezmatics) il suo ultimo programma e lavoro di prossima pubblicazione, dedicato alla tradizione musicale ebraica italiana, e un libro sullo stesso tema di prossima uscita per il Primo Levi Center proprio a New York. Il recente “Fuori dal Pozzo”, uscito per Materiali Sonori, ha avuto un sorprendente successo in ambito anche esterno a quello della world music o della musica ebraica.
Enrico è nato nel 1969 a Firenze, dove ha sempre vissuto tranne due anni passati negli Stati Uniti: si è laureato in fisica nel 1994, deducendone immediatamente di volersi dedicare alla musica e al teatro. Ha all’attivo produzioni e incisioni che vanno dal jazz alla musica contemporanea, dalla musica di strada alla musica sacra; si è esibito come flautista, cantante, attore e direttore sui palchi più diversi, dal Festival di Sanremo al Quirinale, dalle discoteche a festival internazionali di musica classica, dal marciapiede ai maggiori teatri di prosa. Compone abitualmente per il teatro musicale, e si è esibito in tutte le principali piazze italiane, festival, teatri, sale da concerto. Negli ultimi anni è molto intensa la sua attività anche fuori dall’Italia – si è esibito ad esempio al Festival De Musique Sacree de Perpignan, alla Konzerthaus di Vienna, al San Francisco Jewish Music Festival, al Netwerk Oude Muziek Holland, allo York Early Music Festival, allo Skirball Center di Los Angeles, al Budapest Jewish Music Festival, alla Biennale di Musica Contemporanea di Zagabria, al Seattle Early Music Festival, al Triboz Jazz club di Rio de Janeiro e in un numero imprecisabile di altri teatri e rassegne negli Stati Uniti ma anche in Croazia, Polonia, Germania, Ungheria, Svizzera, Austria, Francia, Olanda, Inghilterra, Brasile.e… sì, anche San Marino. Il primo cd a suo nome è uscito nel 1988: “Lokshen – Patrilineare”, Le Vie dei Canti – Materiali Sonori. Ha recitato nella compagnia di Moni Ovadia nel 2000, per Tevye un Mir, e dal 2002 al 2004 per Il Violinista sul tetto. Dal 2003 collabora stabilmente con l’ensemble di musica antica “Lucidarium”, con cui si esibisce regolarmente in tutta Europa e negli USA, e con cui ha registrato, in Francia, il CD “La Istoria de Purim” per l’etichetta k617. Nel 2005 è uscito invece in Italia per Materiali Sonori Il ritorno alla Fede del Cantante di Jazz, in cui si dedica a una rivisitazione in chiave contemporanea, elettronica, jazzistica, di testi e musiche ebraiche di ambito religioso, concentrandosi sul repertorio ebraico italiano; ed nel 2009 cd Quasi Live , dedicato all’attività live con il gruppo “The Homeless L.I.G.H.T. Orchestra”. Come autore teatrale è stato premiato dal Premio Riccione per il Teatro in Italia e dalla European Association for Jewish Culture in Inghilterra.
Dirige dalla sua fondazione (2007) l’Orchestra Multietnica di Arezzo, della quale è uscito nel 2009 il cd “AnimaMeticcia” per l’etichetta MaxResearch, e nel 2013 “PortoSantagostino”, Materiali Sonori Associated.
Negli ultimi anni è particolarmente impegnato nella rivisitazione in chiave contemporanea e jazzistica del repertorio ebraico italiano, portando avanti concerti e registrazioni collaborando con alcni dei principali nomi della nuova scena jazzistica italiana, in particolare Gabriele Coen, Zeno de Rossi, Marcella Carboni. Parte di questo materiale è su CD nel live “La Mamma, l’Angelo e la Ciambella”, dedicato a una storia ebraica ferrarese.
Con Materiali Sonori partecipa all’ensemble “CantiErranti”, una sorta di super-gruppo composto dai vari musicisti che con l’etichetta lavorano in ambiti diversi di world music. Insieme ad Arlo Bigazzi, nel 2014 ha guidato CantiErranti per il CD Fuori dal Pozzo, in cui i materiale ebraico viene rivisitato in una chiave tra il rock, la world music in senso molto lato, e la canzone d’autore.
A tutto ciò affianca un intenso lavoro di didattica. Ha tenuto lezioni e conferenze nelle università USA di Yale, UC Santa Cruz, UW Madison; Un. of Maryland College Park, Syracuse e Stanford Universities, overseas program, Italia; Università Federale di Rio de Janeiro; Instituut voor Joodse Studies, Antwerpen; Fondazione Levi, Venezia; e nelle università di Bologna, Genova, Venezia, Milano.
Ha insegnato “Storia della Musica Ebraica” presso il Corso di Laurea in Studi Ebraici di Roma, nell’ambito del Collegio Rabbinico Italiano; e insegna regolarmente presso il Bet Midrash della Comunità ebraica di Firenze. Ha insegnato musiche della tradizione ebraica in varie scuole di specializzazione musicale, fra cui il corso di Alto Perfezionamento Musicale di Bertinoro.
Collaborando con il gruppo di musica rinascimentale Ensemble Lucidarium ha studiato autori ebrei del rinascimento italiano che vanno da Elias Bachur Levita a Mordechai Dato, Joseph Sarfatti, Shmuel Archivolti, presentando numerosi programmi in festival, università e istituzioni di tutto il mondo, e pubblicando “La Istoria de Purim Io ve Racconto (musica e poesia degli ebrei italiani nel rinascimento)”, Francia, k617 edizioni, 2005 .
Ha curato la raccolta di canti liturgici ebraici fiorentini “La casa dei canti: 100 anni di chazanut al Tempio Maggiore di Firenze” (Materiali Sonori, 2011).
È curatore per il Primo Levi Center di New York del progetto “Italian Chazanut Round Table” dedicato a Erna Finci Viterbi, nell’ambito del quale ha curato il volume inaugurale della collana, di prossima publicazione, “Shirat Hayam” (CPL Editions, 2016), dedicato ai piyutim di rito livornese e fiorentino.
For several years now Enrico Fink has been one of the major figures in the Jewish music and theatre scene in Italy, regularly touring Europe and the US with different groups and projects – and invited to hold speeches, seminars and lectures from universities, music schools, Jewish museums and institutions all around the world.
Enrico was born in Florence, the great-grandson of a Jewish-Russian refugee who served as cantor in many Italian synagogues. After a variety of musical experiences in groups ranging from funk-rock to contemporary music (with pauses to complete a degree in physics) he has devoted himself to new interpretations of the Jewish cultural tradition, finding a path between “radical” and traditional, which uses both music and musical theater as means of expression. He frequently appears in major venues throughout Europe, and in 2015 had his fifth US tour, including a presentation of his “Shirat hayam” project in New York, with the participation of Frank London.
He has created a number of theatrical productions, including “Yonah,” “Purimspil” and “Lokshen,” performed in many national productions (also starring as Motl in Italy’s blockbuster production of “Fiddler on the Roof”), and written the scores for some of the most acclaimed independent Italian theatre productions in the past decade. As a lecturer, he has held yearly classes as Professor of History of Jewish Music at the Jewish Studies University in Rome, at the Florence Bet haMidrash, at the Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Bertinoro, at the Circolo Gianni Bosio in Rome: and has been an invited lecturer in US universities (Yale, Stanford, Syracuse, UC in Santa Cruz, UW in Madison…), as well as in Jewish institutions and schools throughout Italy, Europe and the US. As actor and musician he has performed just about everywhere, from international pop festivals to classical concert houses, from jazz clubs to discos, from sidewalks to the most famous theater houses. And besides native Italy, where he performs regularly, he has appeared in venues such as the Ashkenaz Festival in Toronto, the Festival De Musique Sacree de Perpignan, the Mozartsaal at the Wien Konzerthaus, the San Francisco Jewish Music Festival, the Netwerk Oude Muziek Holland, the York Early Music Festival, the Budapest Jewish Music Festival, the Music Biennale Zagreb, the Seattle Early Music Festival, and in an impressive number of venues throughout Croatia, Poland, Germany, Hungary, Switzerland, Austria, France, Holland, England, Brazil.
Enrico’s first works have mainly focused on klezmer and east european Jewish tradition, both secular and religious; but he has been working for a long time on an Italian repertoire, vast and in some respects unexplored. Already in his first play and CD, Lokshen-Patrilineare (1999), his paternal family’s long voyage from Russia to Italy at the start of the century was told in music, bringing together East European hazanut and some melodies of Italian liturgical tradition; much research has followed, especially in Ferrara and Firenze Jewish communities, listening not only to the melodies still in use (and which Enrico often sings in the synagogue), but also to long-forgotten music, thanks to sheet music and recordings belonging to families and public institutions. In 2005 he has published his second CD The Jazz Singer’s Return to Faith for one of Italy’s oldest and best-known indie companies, Materiali Sonori – an album devoted to a very personal and creative rendition of Jewish Italian religious music; and together with Lucidarium, one of Europe’s leading early music ensembles, he has explored the Renaissance roots of this material, publishing La Istoria de Purim in 2006 for the French label k617. He is since 2006 the director of the “Orchestra Multietnica di Arezzo”, a 30-some element band made up of musicians of many different origins and cultures: the “O.M.A.” has produced two CDs, and was awarded the “Suoni di Confine” prize for its 2009-2010 live exhibitions by Italy’s Independent Music Meeting in Faenza. Its second CD was “Album of the week” for the national public radio Channel 3.
Lately he has created the score for the new exhibition in MEIS, Italian National Jewish Museum in Ferrara, and has edited the book “Shirat Hayam, the song of the sea” (CPL Editions New York), a study in piyutim in the sephardic Italian tradition.
Hanno detto:
Moni Ovadia: –domanda de L’Unità: chi è, se c’è, il suo “erede”, teatralmente parlando?- “Si, c’è, si chiama Enrico Fink… credo che abbia davvero le carte in regola per diventare come me e molti altri, un tessitore che cerca di ricucire l’infranto…”.
(dalla presentazione a “Lokshen”): …. Un dibbuk è entrato in Enrico, probabilmente il bisnonno cantore di cui racconta e canta nel suo progetto “patrilineare”. Per me che ho dedicato gran parte della mia vita a tentare con modeste forze di tessere qualche brandello di quell’infranto, l’incontro con lui rappresenta una piccola luce che illumina il nostro futuro. Un giovane tessitore di una generazione dopo la mia, che insieme a me raccoglie il testimone della memoria e cammina armato di scarni frammenti e di una pregnante assenza con la fiducia nel tempo a venire.
Alicia Svigals (a proposito del disco “Il ritorno alla fede del cantante di Jazz”) : Il CD è meraviglioso, e del tutto inatteso: una autentica produzione contemporanea ebraica italiana. Gli arrangiamenti sono creativi e unici, e Enrico possiede davvero lo stile del cantore di sinagoga, “soulful”…
Enzo Siciliano, VENERDì DI REPUBBLICA (recensione a Lokshen – Patrilineare): …Fink nel suo racconto ci mette il suono klezmer del leggendario chassidico: il piccolo gruppo di strumentisti, lui stesso con la sua voce narrante (una strana piega vocale, velata di un sorriso che pare cercare scusa ma insieme esprime come si possa resistere all’urto del tempo e della storia in nome della “memoria”), questo piccolo gruppo di ottimi solisti, dicevo, dà vita a un melologo (ripristinando un genere musicale dove la voce narrante era essenziale) che si impasta di quel jazz (Radical Jewish Culture)…
Gianfranco Capitta, IL MANIFESTO (recensione a Balkan Burger di Stefano Massini): …la formidabile colonna sonora che Enrico Fink suona dal vivo variando su temi balcanici…
ALIAS (il Manifesto): (recensione a Fuori Dal Pozzo) “L’accoppiata Enrico Fink & Arlo Bigazzi naviga da anni nel mare della world music, e le va dato atto di essere sempre arrivata nel porto giusto. Disco poliglotta, felicemente spericolato nel far bere alla stessa fonte rock e ritmi afro, klez e reggae, rap e note di sapore provenzale. Risultato di tanto lavoro, cesellato dalla presenza di Ovadia e di Raiz, 40 minuti di ottima musica”
Silvano Sardi, STRUMENTI E MUSICA (recensione al debutto di Purimshpil!): STRAORDINARIO QUINTETTO ALL’ESTATE FIESOLANA… ottanta minuti filati che sono volati tanto vivo il ritmo che i cinque artisti hanno saputo imprimere alla loro presenza… risulta chiarissima la tensione ideale che i due narratori infondono recitando e cantando canzoni bellissime… i tre strumentisti che li attorniano suonano così e straordinariamente bene, ma anch’essi recitano; seguono il ritmo scenico, l’andare e venire, sottolineano e armonizzano il tutto… quanto alla bravura verbale di Enrico Fink e di Monica Demuru, dico solo andateli a sentire… nel loro scambiarsi, nel loro porsi un po’ qua un po’ là, vicini lontani in continuo via vai, con quei tre sempre dietro un po’ a seguirli un po’ ad aggirarli a passi coordinati come di danza suonando sempre fasciati da quel magma linguistico fatto di autoironia e di invettiva con cui riescono a trovare il giusto baricentro, sta il segreto della loro ineguagliabile straordinarietà…
Marco Pandin, A-RIVISTA (recensione a Lokshen-Patrilineare) …”Lokshen” di Enrico Fink e del suo gruppo occupa un posto a sé nell’ipotetico scaffale “file under klezmer” di un altrettanto ipotetico negozio di dischi… quella di Fink è una storia che merita di essere ascoltata e di raggiungere sempre più teste passando attraverso le orecchie…La registrazione potrebbe verosimilmente essere tratta da uno spettacolo dal vivo, tanto è ricca di feeling, grinta e senso di comunicazione… Un’opera notevole. Da ascoltare preferibilmente con i bambini (armandosi di pazienza e di informazioni corrette: i piccoli vogliono giustamente sapere tutto!), un disco da regalare agli amici più cari per renderseli ancora più cari, e comunque da copiare e diffondere.Con questo scopo preciso: per non dimenticare
Roberto Barbolini, PANORAMA (in un articolo sul panorama teatrale italiano)…cresce il talento di un attore-musicista come Enrico Fink. Il quale, dopo il successo di Lokshen-Patrileneare, si ripropone con un nuovo spettacolo, Yonah, ispirato al profeta biblico che, ben prima di Geppetto, abitò nel ventre della balena. La via yiddish al nuovo teatro italiano, da filone marginale e di nicchia, sta diventando una strada maestra…
The Iceman (recensione al debutto americano di Lokshen-Patrilineare) … Enrico Fink è uno scrittore e un cantante di talento. La sua vece tenorile riempie con facilità l’auditorium senza l’ausilio di un microfono; ma la parola ‘Auschwitz’ è raggiunta solo nel vuoto di un sussurro inorridito… Fink, Montal e i Freed hanno scolpito una monumentale pagina di teatro con mezzi semplicissimi, recitando di fronte a una platea gremita… Mazel Tov!
Bruno Pollacci (su www.animajazz.it,) questo, oltre che uno spettacolo musicale, è stato un’interessante, pur breve ed estremamente sintetico, “viaggio guidato” nella cultura ebraica. La “guida” era speciale: ENRICO FINK, un giovane e spigliato musicista che fin dai primi interventi ha messo in evidenza le sue doti di abile, naturale ed arguto comunicatore, capace di accompagnarci con passione, “passo per passo”,presentando ogni pezzo e corredandolo dalla “genesi” culurale e liturgica, permettendoci così di partecipare con maggiore coscienza all’evento, e scoprire, almeno un po’, l’atmosfera e lo spirito che impregna la cultura ebraica. Enrico Fink ci è parso artista “completo”, preparato tecnicamente e capace di un’espressività comunicativa non comune. Come cantante ha saputo esaltare ogni più piccolo frammento di testo con grande capacità interpretativa ed ha saputo modulare con ineccepibile abilità ogni tipologia di canto, da quelli tratti più rigorosamente dalla tradizione liturgica a quelli più liberamente arrangiati ed ispirati a testi poetici antichi e contemporanei. Le sue performances flautistiche sono apparse gioiose, sicure e “fresche”, facendoci rimanere con il forte desiderio di poter avere “maggior razione di cotanto cibo”.
BLOGFOOLK: …Gli autori di questo progetto – probabilmente non è necessario indugiarvi troppo, perché, per fortuna, sono conosciuti ai più e sono sulla breccia da diverso tempo – rappresentano, di buon diritto, la buona e “nuova” coscienza delle espressioni musicali del nostro paese… Per carattere, equilibrio, ponderatezza, grado di sperimentazione, complessità degli arrangiamenti, atmosfera, tutte e otto le tracce potrebbero ben rappresentare il sentimento che ha unito il lavoro di scrittura e produzione del disco. “Il Pozzo” però – anche per l’evidente, sebbene parziale, coincidenza, che si trasforma in un’affinità riflessa nel piacevole contrasto con il titolo dell’album – rappresenta in modo più netto degli altri il profilo di Fuori dal pozzo. È un brano in corsa, cantato in rincorsa ingoiando centinaia di parole e suonato con un’orchestra di strumenti. Raccontato con compostezza (“e poi nascosto dal leggìo/ io sul palco ad osservare/ tutto il gran precipitare”), seguendo il filo di una storia interrotta solo da qualche pausa vuota, che più che sospendere il flusso delle parole ha lo scopo di introdurre un fraseggio musicale che si fa via via più articolato nel dialogo di flauto traverso, violino, vibrafono e chitarre (elettrica, acustica e classica). Suonato con sicurezza e distensione (oltre agli strumenti citati, vi sono salterio, basso acustico, gong, marimba campionate, tabla, woodbloks), il brano raccoglie il pieno dell’alchimia compositiva di Fink e Bigazzi (bassista, compositore e produttore storico di Materiali Sonori), rilasciando un’eco lunga che si frange nella narrativa musicale più illuminata e tradizionalmente contaminata di alcuni nostri musicisti e compositori, apprezzati e molto seguiti anche all’estero (come Conte e Capossela). D’altronde gli autori di questo corposo lavoro non sono da meno quanto a visionarietà, talento, teatralità, eleganza e irriverenza.
ROCKERILLA: …(una)nuova produzione corale firmata da Enrico Fink e Arlo Bigazzi accompagnati da una nutrita schiera di musici ed artisti che si esprimono in yiddish, italiano, inglese, francese, aramaico, accompagnati dal ritmo sostenuto del klezmer mescolato al reggae e al rock con alcune divagazioni rap…musica che respira al ritmo del mondo, si apre e accoglie culture diverse e le fa convivere esprimendosi con la carica del verso declamato usando il linguaggio universale dell’accoglienza…Musica che non teme l’affronto del tempo perchè sa conservare la memoria.
STORIA DELLA MUSICA: Due dei musicisti più eclettici ed originali del panorama italiano… Da questo insieme di lingue e linguaggi musicali nasce Fuori Dal Pozzo, un disco in cui culture, suoni e strumenti di provenienza diversa si fondono, mostrando molto spesso una radice comune, quella della nostra tanto bistrattata Europa.… Un disco che ci accompagna in un viaggio attraverso i suoni le culture, e che guarda al passato per parlare del presente, quello della toccante Il mare di Valona, il racconto in prima persona del viaggio in barca di una bambina per sfuggire all’Albania in fiamme…. Più che un semplice disco, questo è un vero e proprio progetto musicale-culturale che ci aiuta a pensare alle differenze come una ricchezza e un valore.
MICARIBE: …il klezmer si fonde con il reggae e con la canzone d’autore, il rock con i ritmi africani e l’elettronica ambient con il rap. Canzoni che svelano segreti. Canzoni intime, ma anche canzoni capaci di affascinare e trascinare.