Enrico Fink narrazione, canto, flauto
Giancarlo Schiaffini trombone
Marcella Carboni arpa
Un viaggio indietro nel tempo fino al momento stesso della creazione – un percorso stellato e fascinoso, accessibile a tutti ma del tutto imprevedibile, a cavallo tra musica e parola, tra narrazione biblica e scienza, fra la tradizione della musica e della mistica ebraica, e le frontiere più recenti della cosmologia: un confronto inedito e sorprendente fra due modi (inconciliabili?) di leggere l’origine dell’universo.
A guidare nel viaggio, un insolito trio musicale a percorrere un’insolita strada fra tradizioni antiche di lettura cantata del testo biblico e linguaggio contemporaneo, fra creazione e improvvisazione.
Shemà Kolì: ascolta la mia voce, D-o che ascolti e ricevi le preghiere…
Con questa invocazione tratta da un antico piyùt, un poema religioso ebraico, si apre il nostro viaggio nella storia di creazione. Con un piyùt a mo’ di proemio – di invocazione della musa, direi quasi; ma a chi altri ci si può rivolgere per questo viaggio se non al Creatore stesso del Cielo e della Terra?
Bereshit barà Elokim….
In principio, creò il Signore…. cosa, il cielo e la terra, giusto?
Sbagliato. Questo sembrerebbe dire il testo, bereshit – in principio; barà – creò; Elokim – il signore; et hashammàyim ve haaretz, il cielo e la terra. Ma i maestri non sono d’accordo su questa lettura, quantomeno non tutti. Dice Chazàl – chi è Chazàl? È un maestro, anzi tutti i maestri, una summa dei saggi. È un acronimo – sta per CHachamenu, Zichronam Livrachà; i nostri saggi, la loro memoria sia di benedizione. E col nome di Chazàl vanno le opinioni, spesso contrastanti, dei maestri della Mishnà, del Talmud, del Midrash – oltre cinque secoli di pensiero riassunti in una figura a cui il pensiero rabbinico dal medioevo in poi si riferisce, appunto con l’immagine di Chazàl: una personificazione del pensiero antico, con cui ogni riflessione dal medioevo in poi deve confrontarsi, sulle cui spalle ci si issa per guardare più lontano e più profondamente nelle pieghe nascoste del testo.
Insomma, dice Chazàl: quella prima parola, Bereshit, non vuol dire proprio “in principio”. Vuol dire “in principio di”. Di che? Risponde Chazàl a Chazàl, beh è facile, c’è un “tutto” sottinteso: “in principio di tutto, il Signore creò il cielo e la terra.” Facile.
No. No, risponde Chazàl a Chazàl. Ragiona. Come prosegue il testo? … e la Terra era vuota e desolata, e lo spirito del Signore si librava sulle acque… sulle acque! Ma non erano ancora state create! L’hai detto tu, in principio di tutto il Signore creò cielo e terra, come faceva a librarsi sulle acque? Ma non solo, il cielo, il cielo, “hashammàyim”, è fatto dalle due parole “esh” fuoco e “mayim” acqua: il cielo è composto di fuoco e acqua, non può essere stato creato in principio di tutto.
No, dice Chazàl, devi rassegnarti: il testo non viene a dirti nulla sull’ordine della Creazione nel principio di ogni cosa, e se cerchi di immaginare il contrario, ti confonderai. Così dice il testo secondo Chazàl, o meglio secondo una delle molto rispettate opinioni di Chazàl: “Nel principo della creazione divina del cielo e della terra, mentre il Signore stava creando tutto quanto, non sappiamo come e certamente non sappiamo perché, non sappiamo con che ordine e cosa stesse succedendo ma! Sappiamo il seguito: allora, la terra era vuota e desolata, e lo spirito del Signore si librava sulle acque. E il Signore disse : e luce sia, e luce fu”. E qui, con la creazione della luce, comincia il racconto così come è stato rivelato all’uomo, il racconto percepibile al nostro intelletto.
E disse il Signore: “iehì or”, sia luce.
Vaiehi or, e luce fu.
Vayavdel Elokim ben haor uven hachoshekh – e il Signore divise la luce dall’oscurità.
E fu sera, e fu mattina – giorno uno…